Il Progetto si propone di dotare le principali opere degne d’attenzione, componenti del patrimonio del territorio del Club di Imola, di targhe a leggio che ne evidenzino i principali caratteri, il loro valore artistico e storico al fine di facilitarne la lettura, mettendo a disposizione delle comunità locali e dei visitatori preziosi strumenti per apprezzare la storia e l’arte della nostra zona. Il Progetto coinvolge gli Istituti Comprensivi e le Scuole Secondarie di 1° grado del territorio del Club allo scopo di stimolare negli Studenti la conoscenza del patrimonio artistico locale, studiandone le singole opere, i loro autori, il contesto storico e culturale in cui sono state eseguite, esaminandone stili e tecniche e interpretandole in modo personale. Contemporaneamente esso procura al Rotary un’ampia visibilità in ambito locale attraverso: le targhe disseminate nei principali luoghi di pubblico interesse; la diffusione di comunicati nella stampa locale; la pubblicazione sintetica di tutte le relazioni degli Studenti con immagini delle relative targhe, su un quotidiano locale di vasta diffusione. Giunto alla sua quinta edizione, il Progetto riscuote l’interesse e la partecipazione degli Istituti Scolastici oltre all’appoggio attivo dei principali Enti pubblici e privati locali per il suo riconosciuto valore culturale ed elevato potenziale richiamo turistico per la zona ed ha ottenuto il Patrocinio del Comune di Imola.
Arte-Scuola 2010-2011
La V edizione di Arte-Scuola è caratterizzata da alcune importanti novità:
l’adesione al progetto dell’Istituto Comprensivo Dozza imolese-Castel Guelfo, con la partecipazione delle Scuole di Toscanella e Castel Guelfo, ha ampliato la zona d’interesse nel territorio del Club,
il coinvolgimento diretto di un maggior numero di giovani: 422 studenti di 19 Classi di 6 Scuole Secondarie di 1° grado di 5 Istituti Comprensivi, con la partecipazione straordinaria di 300 alunni di 13 Classi di unaScuola primaria.
l’estesa interazione e lo stretto coordinamento tra insegnanti di diverse discipline in una medesima Scuola
Sono state esaminate opere pittoriche del XVI, XVII e XVIII secolo, fortificazioni medioevali ed uno stemma gentilizio municipale. Sulla base di tali relazioni il Club elaborerà 4 o 5 targhe da porre, in posizioni ben visibili, nei rispettivi luoghi frequentati.
Una novità molto originale è quella di un concorso interno di idee che ha coinvolto tutti gli studenti delle Scuole, secondaria e primaria, di un medesimo Istituto Comprensivo per progettare un intervento di decorazione murale su tre manufatti in cemento esistenti nell’area del complesso scolastico.
Tra più di 480 proposte elaborate sono state individuate le 20 più interessanti, da cui verranno scelti i tre progetti che saranno realizzati da squadre di Studenti dell’Istituto e costituiranno un originale intervento di arredo urbano. Il Club ha fornito alle Scuole gli utensili ed i materiali necessarie per dipingere i“murales”.
Per premiare l’impegno degli Studenti e dei loro Insegnanti di tutte la Scuole partecipanti il Club consegnerà strumenti didattici informatici, scelti in base alle indicazioni dei rispettivi corpi insegnanti e, quindi, di comprovata utilità.
Le consegne avverranno nel corso di incontri di Soci del Club con i Dirigenti, Insegnanti e Studenti direttamente nelle loro Scuole, secondo programmi, da definire singolarmente, che verranno tempestivamente comunicati ai Soci.
Scuole e Istituti Partecipanti
Scuola Pasolini Dall'Onda (I.C. 2) - Sesto Imolese
L’Opera
conserva alcune opere pittoriche e scultoree. Il merito, per questa raccolta di opere, viene attribuito principalmente ai parroci Cardinali e Toschi, alla cui intraprendenza è stata sommata la collaborazione della Pia Unione di 72 Sacerdoti Filippini. Tra le opere d’indubbio valore artistico, nella chiesa di San Giacomo dei Filippini, di fronte al Teatro, va ricordata la pala d'altare con l'Apparizione della Vergine Maria a San Giacomo, dipinta dal pittore imolese Giuseppe Bartolini alla fine del 1600. Nel quadro San Giacomo viene rappresentato con il bastone ed il mantello ed una conchiglia, Giacomo usava per dissetarsi, e che diventerà simbolo per i fedeli che ne si recano al santuario di Santiago e, per dimostrare di aver compiuto il cammino, si spingevano fino a Capo Finisterre, per raccoglierne una. Dopo la decapitazione, secondo la Legenda Aurea, i suoi discepoli trafugarono il suo corpo e riuscirono a portarlo miracolosamente sulle coste della Galizia (Spagna). Il sepolcro contenente le sue spoglie sarebbe stato scoperto al tempo di Carlo Magno tra l'812 e l'814 da un anacoreta di nome Pelagio in seguito ad una visione luminosa. Il vescovo Teodomiro, avvisato di tale prodigio, giunse sul posto e scoprì i resti dell'Apostolo. Dopo quest’evento miracoloso il luogo venne denominato campus stellae ("campo della stella") dal quale deriva l'attuale nome di Santiago de Compostela, il capoluogo della Galizia. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi nel Medioevo, tanto che il luogo prese il nome di Santiago (da Sancti Jacobi, in spagnolo Sant-Yago) ove, nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica a lui dedicata.
L’Autore
Giuseppe Maria Bartolini nato ad Imola nel 1661, godette di una certa fortuna presso i suoi contemporanei tanto da essere incluso nella “Storia pittorica d’Italia” di Luigi Lanzi, pubblicata a Firenze nel 1792, che lo colloca nella scuola bolognese, come allievo di Carlo Cignali, a Forlì. Il giovane Bartolini intratteneva un rapporto d’amicizia con Giovanni Cardinali, futuro parroco di San Giacomo dei Filippini in Imola, ma soprattutto figura che diventerà centrale dell’ambiente culturale imolese tra ‘600 & ‘700.
Bartolini aprì una propria bottega ad Imola. La prima opera autografa è del 1695, l’”Apparizione della Vergine a San Gaetano da Tiene”, nella Chiesa del Pio Suffragio, seguita da una feconda produzione, tra cui, appunto l’Apparizione della Vergine Maria a San Giacomo.
Scuola Giovanni Pascoli (I.C. 3) - Mordano
Lo Stemma
Lo stemma del Comune di Mordano reca la seguente descrizione: “d’argento al basilisco squamato di verde, illuminato di rosso, mordente una lancia posta in palo con la punta in basso, avente la coda attorcigliata terminante a punta di lancia, passante sulla campagna di verde. Capo d’argento carico di tre gigli d’oro, al filetto d’azzurro sulla partizione. Ornamenti esteriori da Comune”.
L’origine
Nel Cinquecento-Seicento si credeva all’esistenza di draghi e serpenti terribili. A tutto questo contribuiva anche il paesaggio del territorio che conservava, ancora nel Cinquecento, foreste e luoghi acquitrinosi in cui l’uomo lottava spesso contro una natura ostile. E’ così che, forse, è nata la storia del drago di Bubano (paese nel comune di Mordano) narrata da tutti i più importanti storici imolesi che collocano l’episodio nell’XI secolo nelle zone lacustri intorno a Bubano. Si narra che nel 1062 venne scoperto un terribile serpente di smisurata grandezza che uccideva il bestiame, avvelenava l’acqua e di cui tutti i contadini avevano timore. A questo punto gli imolesi decisero di affidare il compito di uccidere il temibile serpente a Cassiano Oroboni che aveva già comandato le truppe imolesi contro i fiorentini. Recatosi con i suoi soldati a Bubano, dove il serpente era solito farsi vedere, attese finché esso si decise ad uscire dalla tana. I soldati impauriti dall’improvvisa apparizione lo attaccarono con le loro balestre ma le squame del serpente rigettarono i colpi ed i soldati si ritirarono. Questo accrebbe molto la fama del serpente e si arrivò ad invocare l’aiuto divino per liberare la città dal flagello. E’ a questo punto che le testimonianze dei vari autori si diversificano:
- Alcuni narrano che sarà un contadino umile e timorato di Dio che con la benedizione della Madonna ucciderà il drago offrendogli del pane benedetto.
- Altri narrano che fu San Basilio che con la teca contenente il Velo della Vergine trafisse il serpente e dopo questa vittoria tutto il popolo con lui in processione ritorna in chiesa a ringraziare la Madonna ed ai piedi della sua immagine viene dipinto un serpente nell’atto di essere schiacciato.
L’unica costante che si ritrova in tutti gli autori, al di là delle diverse interpretazioni, è che il racconto viene sempre ambientato in una boscaglia paludosa nei pressi di Bubano. Lo stemma sostituì quello precedente che raffigurava un albero di gelso (morus), pianta molto diffusa nelle boscaglie della zona, da cui Mordano deriva il nome (Moretanum).
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Scuola Sante Zennaro (I.C. 5) - Imola
I.C. 5 - Scuola “Sante Zennaro” in Imola
Madonna di Guadalupe, olio su tela, dipinto da Antonio Crespi (Bologna 1712-1781) pittore poco noto, figlio del famoso Giuseppe Maria Crespi, detto lo Spagnolo, uno dei maggiori artisti del ‘ 700 bolognese. Le notizie su di lui sono scarse e pochissime le opere rimaste tra cui questa Beata Vergine di Guadalupe, per quasi due secoli ignorata e attribuita al Righini, fino a quando nel 1931, in seguito alla rimozione dall’altare per motivi di pulizia, furono scoperti sul retro il nome dell’autore e la data: Antonio Crespi, Bolognese 1773. Il quadro proveniva da Castel San Pietro e fu chiesto dai gesuiti cileni, ospiti della chiesa ad un sacerdote messicano don Francesco Calderon che gliela concesse per collocarla nell’altare al posto di un’altra, più piccola e a loro giudizio non troppo ben dipinta, precedentemente esposta al culto nella chiesa di San Giacomo Maggiore in Imola. Le vicende del dipinto testimoniano, in un periodo di grave difficoltà per la chiesa, colpita e perseguitata con la soppressione dell’ordine dei Gesuiti e la loro espulsione dalle colonie spagnole del Cile, del Messico, del Paraguay l’accoglienza e lo spirito di fraternità della comunità imolese e la gratitudine di questi sacerdoti che vollero far conoscere la storia e l’immagine della Madonna di Guadalupe e diffonderne il culto oltre i confini dell’America Latina. L’opera di Antonio Crespi fu apprezzata proprio per la maggiore somiglianza all’originale “achiropita” (non dipinta da mano d’uomo) e che le sue doti di buon copista, anche se non rilevanti nella storia dell’arte, produssero un quadro di buona fattura adatto, come pala d’altare, a suscitare la devozione dei fedeli in omaggio alla Beata Vergine messicana.
La Tradizione (el NICAN MOPOHUA)
Questi fatti sono narrati nel “NICAN MOPOHUA”, chiamato cosí perché inizia con le parole “nican, mopohua”, che significano: “qui si narra”. Fu scritto in náhuatl dal 1540 al 1545, dal nobile ed erudito indio Don Antonio Valeriano (1520-1605). La prima apparizione avvenne il 9 dicembre 1531. La Vergine si identificó davanti a Juan Diego come la Madre del vero Dio e chiese al Arcivescovo di far costruire un tempio in quel luogo. Il Vescovo fu scettico al sentire il racconto di un personaggio tanto umile come l'indio Juan Diego, e gli disse di tornare un altro giorno e che l'avrebbe ascoltato. E siccome Juan Diego sarebbe andato di nuovo e non gli avrebbe creduto, il Arcivescovo disse a Juan Diego che era necessario qualche segno meraviglioso per credere a quello che raccontava. Quando Juan Diego raccontó alla Vergine la richiesta del Arcivescovo, la Signora gli disse: “Sali sulla cima della collina, lí dove mi vedesti e ti diedi gli ordini la prima volta, e troverai che ci sono diversi tipi di fiori; recidili e raccoglili; subito dopo scendi e portali alla mia presenza”. Juan Diego salí sulla collina e vide tante rose di Castilla, cosa più che difficile, perché faceva molto freddo, c'era molto gelo e non crescevano rose in quella terreno pietroso. Riempí il suo “poncho”, un grande mantello che indossava, con quelle bellissime rose e si presentó alla Signora del Cielo. Ella gli disse: “Figlio mio queste rose sono la prova e segno che porterai al Arcivescovo. Gli dirai da parte mia che veda in esse la mia volontà e che deve esaudirla. Tu sei mio ambasciatore, molto degno di fiducia. Ti ordino di aprire il manto solo alla presenza del Vescovo e di mostrargli quello che porti. Racconterai per bene tutto, dirai che ti mandai sulla cima della collina e che ci andasti per raccogliere i fiori; e digli tutto ció che vedesti; affinché tu possa convincere il prelato a darti il suo aiuto, e perché venga eretto il tempio che ho chiesto”. Juan Diego si mise in cammino, contento e sicuro di riuscire. Arrivato alla presenza dell'Arcivescovo gli disse: “Signore, ho fatto ciò che mi hai ordinato: ho chiesto un segno alla Signora del Cielo. Ella ha accettato. Mi ha diretto alla cima del colle, e mi ha mandato a raccogliere là delle rose per portartele. Così faccio, in modo che in esse tu veda il segno che hai chiesto, e si compia la sua volontà. Ecco qui”. Quindi aprì il suo bianco mantello, e fu così che caddero al suolo tutte le rose di Castilla, e nel mantello apparve la preziosa immagine della Vergine Maria Madre di Dio, tale come si venera oggi nel tempio di Guadalupe a Tepeyac. Dopo averla vista, l'Arcivescovo e tutti i presenti, si inginocchiarono pieni di ammirazione. Il prelato slacciò dal collo di Juan Diego il mantello sul quale era impressa la Signora del Cielo e lo portò con grande devozione all'altare della sua cappella. Pianse lacrime di tristezza, pregò e chiese perdono per non aver accettato prima il mandato della Vergine.
Nella pagina: Nuestra Señora de Guadalupe - Immagine custodita nella chiesa del Carmine - (gent. concessa dal Museo Diocesano di Imola).
Scuola Luigi Orsini (I.C. 6) - Imola
L’originalità del concetto con cui la Scuola ha interpretato il Progetto del Rotary Club di Imola è quello di fare “Arte a Scuola”. Anziché studiare un’opera d’Autore gli studenti si trasformano in artisti, dipingendo “murales“ sulle quattro pareti di tre parallelepipedi in cemento (aeratori dei sotterranei del complesso scolastico), decorazioni che costituiranno arredo urbano permanente della zona e della città. Nella colonna situata all’ingresso della scuola elementare verrà posta una targa di 80 cm di diametro con l’emblema del Rotary.
Per individuare i tre soggetti più idonei la Scuola ha indetto un concorso interno tra tutti gli studenti del complesso scolastico. Al concorso hanno partecipato 8 classi della Scuola Secondaria d 1° grado (per complessivi 200 studenti) e 10 classi della Scuola Primaria (per complessivi 400 alunni). Dalle 600 proposte ne verranno scelte 20 da cui un’apposita Commissione, con un rappresentante del Rotary Club di Imola, sceglieranno le tre migliori.
Con tutti gli elaborati verrà allestita un’esposizione all’interno dei locali dell’Istituto che verrà inaugurata dagli Assessori all’Istruzione ed alla Cultura del Comune di Imola, dal Dirigente Scolastico e dal Presidente del Rotary Club di Imola, alla presenza degli insegnanti, degli studenti, dei loro genitori, di Soci del nostro Club e di ospiti. La data cerimonia verrà concordata in base agli impegni delle Autorità locali.
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Scuola Papa Giovanni Paolo II - Castel Guelfo
Tra i centri del Bolognese e della Romagna, che conservano l'antica struttura difensiva, Castel Guelfo è sicuramente tra quelli che presentano ancora gran parte della cinta muraria e che mantengono inalterati i torrioni angolari. La configurazione che caratterizza l'insediamento fortificato di Castel Guelfo unitamente agli edifici in cui avevano sede i signori e il podestà, per quanto rispecchi l'architettura civile e militare minore della seconda metà del secolo XV, ricalca lo schema difensivo e alcuni elementi tipologici propri del secolo precedente.
L'origine del borgo munito di cinta protettiva risale all'età comunale ed è collegato alla politica espansionistica della città di Bologna. Notizie nel coso del Trecento il Senato degli Anziani di Bologna stabilisce che si attivi la costruzione di un recinto fortificato (1310) e successivamente di una rocca merlata ( 1395),.
Le mura di Castel Guelfo furono costruite per volontà della famiglia Malvezzi, che ottiene il paese in feudo comitale da papa Pio II nel 1458 con lo scopo di difendere la comunità e il territorio dagli attacchi da parte degli Imolesi. E' tuttavia tra la fine del '400 e l'inizio del '500, negli anni in cui i Bentivoglio dominano a Bologna, che si hanno precise notizie di rivelanti opere murarie nel perimetro di difesa. Le informazioni giungono nientemeno che dal mastro muratore, Gaspare Nadi, che nel 1498 annota come lui si fosse recato, insieme al figlio, a Castel Guelfo a costruire le mura. A lui, costruttore di fiducia di Giovanni II Bentivoglio, si attribuiscono dunque la costruzione della cerchia muraria e dei relativi torrioni. I torrioni di Castel Guelfo presentano una caratteristica abbastanza inedita: la copertura non è posta sopra ad un coronamento di merli, come nella rocca di Imola, di Dozza, di Bagnara e Budrio, ma è sovrapposta ad una serie di finestrelle centinate, che determinano una scansione leggermente più diradata di vuoti a favore di pieni. In tal modo viene a crearsi un effetto di maggiore compatezza volumetrica, accentuata dagli archi a sesto abbassato dei beccatelli (le mensole che sostengono, allargandola, la parte alta della struttura e tra le quali si aprono le caditoie).
Esempi di torrioni ed interpretazioni degli studenti
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Scuola Aldo Moro - Toscanella
L’immagine della “Madonna del Sabbioso” era dipinta, a fresco, su un pilastro (ora scomparso) situato vicino ad un piccolo rio, detto Sabbioso a ragione del terreno su cui scorre e su cui era sorto l'insediamento di poche case che da esso prese il nome, circa all’incrocio tra la via Emilia ed una delle due strade che, alla fine del Medioevo, si dipartivano dalla via Emilia per passare, oltre confine appenninico. Il tracciato, ancora noto nell’Ottocento, giustifica sia la presenza del pilastro, che solitamente segnava importanti crocevia, sia il nome di Toscanella dato alla “villa” in quanto zona di passaggio verso la Toscana.
Le edicole votive, le maestà ed i pilastrini che frequentemente s’incontravano ai margini dei campi e delle strade, ad indicare incroci e confini agrari, costituiscono tracce minori - per lo più attualmente ignorate - di una religiosità popolare d’antica matrice, che riproponeva in chiave cristiana la tradizione etrusca e romana dei cippi confinari, sacri ed inviolabili, e delle divinità poste a protezione delle strade.
L'immagine era molto venerata e i pellegrini, che si recavano a Roma, avevano l'abitudine di sostarle davanti, lasciando un ricordo del loro passaggio, come dimostrano i numerosi monogrammi sul manto della Vergine che hanno pesantemente rovinato lo strato cromatico. Tra queste incisioni una data è ben leggibile ed è 1559. Il dato segna dunque un preciso termine cronologico: sappiamo che in quella data la Madonna era già in situ e la sua esecuzione deve necessariamente trovare luogo prima di quel momento.
Il rio ed il borgo conservano tuttora il nome di Sabbioso, per distinguerlo dal successivo paese di Toscanella.
Solo nel 1576 sarà costruita (nel luogo dove si trovava la maestà), la chiesa di Santa Maria del Sabbioso, con finanziamenti della famiglia bolognese dei Malvezzi, nobili che tanti beni possedevano nel contado dal secolo precedente, signori di Bologna dal 1460 e già conti di Castel Guelfo dal 1448 per nomina del Papa Pio II, pur con alterne vicende legate alla lotta con i Bentivoglio e all’opera di Cesare Borgia. La chiesetta doveva essere “di legno o pietra” e sorgere tra le località Sorgenti e Sabbioso. La chiesa del Sabbioso fu affidata alla custodia dei frati Carmelitani, i quali diedero all’immagine il nome di Madonna del Carmelo (una catena montuosa della Palestina che segna il confine tra la Galilea e la Samaria e che termina nel mare).
Nella pagina: Madonna del Sabbioso - anonimo del 1500 nella Chiesa di Toscanella (gent. concessa dal Museo Diocesano di Imola)
"Arte-Scuola" 2012-2013
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Istituti Comprensivi e Scuole partecipanti alla VII edizione del Progetto. Classi che hanno condotto le ricerche e redatto le relazioni, Opere esaminate, loro autori ed ubicazioni.
I.C. 2
Scuola Secondaria di 1° grado “Innocenzo da Imola” – Imola
Classi III A – III B
“San Giorgio e il Drago” (1999) pannello in terracotta smaltata di Cesare Ronchi (Imola 1936-) Farmacia “Ai Cappuccini” – Imola
Scuola Secondaria di 1° grado “Pasolini Dall’Onda” – Sesto Imolese
Classe III B
“Madonna Assunta con volo d’angeli” (1994) ceramica invetriata di Sergio Gioghi (Castel Bolognese 1940-2006) Chiesa di Santa Maria Assunta - Sesto Imolese
I.C. 3
Scuola Secondaria di 1° grado “Giovanni Pascoli” – Mordano
Classe III A
“L’insegnamento” (1961) pannello in terracotta smaltata di Cesare Ronchi (Imola 1936-) Scuola “Tommaso Campanella” - Imola
I.C. 4
Scuola Secondaria di 1° grado “Anton Maria Valsalva” – Imola
Classe II F
“Compianto sul Cristo morto” (fine 1400) gruppo di sette+una scultore in terracotta di Anonimo Convento dell’Osservanza – Imola
I.C. 5
Scuola Secondaria di 1° grado “Sante Zennaro” – Imola
Classe III B
“Vergine e santa Rosa da Lima col Bambino” olio su tela di Giuseppe Carlo Pedretti (1697-1778) Chiesa dei SS. Nicolò e Domenico – Imola
I.C. 6
Scuola Secondaria di 1° grado “Andrea Costa” – Imola
Classe III B
“Il padre e la madre” e “La parabola del dolore” (1966) sculture in cemento di Angelo Biancini (Castel Bolognese 1911-1988) Nuovo Ospedale “Santa Maria della Scaletta” – Imola
I.C. DOZZA IMOLESE – CASTEL GUELFO
Scuola Secondaria di 1° grado “Aldo Moro” – Toscanella